Goundì 3 dicembre 2002
Cari Amici di Pavese,
Grazie per la vostra così bella e interessante rivista Le colline di Pavese. Mi fa molto piacere leggere i bei articoli, così ben fatti e molto interessanti, che toccano un po’ tutti i settori della nostra bella Langa. Dio ci ha dato delle belle meraviglie che non sempre si valorizzano. Anche il nostro caro Pavese è un dono di Dio, che non sempre si valorizza. Certo che era un carattere un po’ melanconico. Forse siamo noi un po’ colpevoli nel non apprezzarlo e amarlo con una giusta misura. Per me, non si è sentito abbastanza amato, era troppo sensibile. Ma Dio è buono, ha dovuto fargli una buona accoglienza alla morte per il bene che ha fatto con i suoi meravigliosi scritti. Lui amava la Natura; dunque amava Dio. Dio, lo si trova in modo particolare nella Natura. Si può dire che la Natura è Dio.
Cristo mi diceva: «…dietro ogni fiore, ogni foglia c’è il mio animo». Cesare amava Dio.
C’è pure un bravissimo signore, amico mio, di Abbiategrasso (MI) che, ogni volta che mi scrive, mi scrive in poesia, è un grande ammiratore di Pavese ed è già venuto parecchie volte in pellegrinaggio a S. Stefano B.
Pavese aveva un cuore grande: un grande amore verso Dio, perché amava la Natura e il prossimo.
È forse l’amore del prossimo che gli è mancato. L’uomo ha bisogno d’essere amato e compreso! Ma Dio l’ha amato e compreso; anche voi state amandolo e comprendendolo. Mi felicito.
Quel che ci manca oggi è quest’amore dell’uomo; lo vediamo e constatiamo tutti i giorni, soprattutto in Costa d’Avorio.
Ogni 2 giorni, 15-20 corriere giungono dalla Costa, attraverso il Ghana e ci giungono in Burkina, carichi di orfani, per causa della malizia egoistica dell’uomo. Io ho tre centri di orfani; accanto ai centri ci sono 40 gruppi di orfani; ogni gruppo di 20, 30, 40 giovani. Orfani che soffrono la fame! (7-8 già morti per fame).
Un giovane diceva: «Era meglio vivere nella selva che venire a morire qui di fame!».
Un italiano (uno psicologo, che ha passato un mesetto con noi) mi diceva: «Trovo strani i tuoi giovani, non sorridono, non scherzano come gli altri giovani.»
«Certo – gli dissi – quasi tutti vengono dalla Costa d’Avorio. Quasi spesso han visto uccidere i genitori, bruciare le loro culture, spogliare le loro case. Uno ha visto uccidere e morire la mamma a colpi di bastone; altri han visto rapire dalla polizia i loro genitori, condotti a 5 Km e massacrati. Il giorno dopo, di buon mattino, il piccolo Abele ha voluto andare alla ricerca del papà; l’ha visto sul mucchio dei cadaveri spoglio di abiti, morto come tutti i 30 compagni». (L’O.N.U. ha protestato ma non si è mai fatto qualche cosa).
Il Burkina ha 3-4 milioni di cittadini in Costa d’Avorio; ora sono cacciati, spogliati di tutto, il denaro e i beni. Quelli che possono fuggire giungono a So, cittadina vicina al Ghana, dove sono ben accolti e smistati. Quelli che hanno amici, parenti, sanno dove andare; altri ignorano da dove provengono e si dà loro un piccolo locale e un po’ di terra da coltivare. I giovani senza parenti il Governo li affida a famiglie o a centri creati per questo. Il Governo è stato ed è molto saggio.
Anche noi, malgrado che io abbia fondato da tanti anni tre orfanotrofi, cerchiamo di fondare un piccolo centro per giovani senza casa, senza nessuna conoscenza di nazione o parentela. Da lontano non potete farvi un’idea di questa situazione, di questo stato di cose.
In 2 mesi sono dovuto andare 2 volte in una clinica, perché non ce la facevo più. Sono troppo sollecitato dai più poveri, dai giovani, dagli orfani che stanno giungendo, senza alcun appoggio, dalla Costa. A dire il vero io non ce la faccio più. Solo per gli orfani ho speso più di 150 milioni per queste povere creature. Ho persino comprato dei terreni, orti, molti strumenti da lavoro, carrette, etc. e molti sacchi di miglio e riso, assieme a molti semi di ortaggi per far lavorare questa gioventù, per la loro sussistenza, affinché non diventino dei vagabondi.
Accetto la vostra collaborazione. È Cristo che ci tende la mano. Se non facciamo nulla, la collera di Dio presto si sfogherà.
Certo questi malanni, è il frutto di gente veramente selvaggia. Il Presidente attuale della Costa (d’Avorio) è un Bete, una tribù ancora selvaggia; gente che si è lasciata ingannare dal denaro e dall’ambizione; così pure i Baulè, grande tribù (quando un capo muore, sulla sua tomba devono esserci 100 o 200 teste. Bello?…).
Carissimi amici compaesani, da tempo volevo esprimervi la mia riconoscenza.
I miei 82 anni non mi impediscono di agire e di prendere la difesa del “povero”, – lavoro dal mattino alla sera, – e non mi impediscono di dirigere il centro di Goundì con 70 orfani che lavorano l’orto, saldano e fanno lavori in legno.
Buon Natale a tutti.
fratel Pia Silvestro
Koudougou – Goundi