Eravamo tanti, veramente tanti!

Eravamo tanti, veramente tanti! In 172, da Lilianes, Aosta, Gressoney, Gorizia, Verona, Milano, Lecco, Torino, Chieri, Cambiano, Santena, Pino Torinese, Moncalieri, Trofarello, abbiamo condiviso la serata di ieri sera. Un grande grazie a tutti e a ciascuno. Grazie di cuore… Insieme si può costruire un mondo migliore! E… non dimentichiamo….

Quando andate a letto la sera,
tenete sul comodino
un mappamondo,
con il Vangelo.
Giorgio La Pira

BURKINA FASO
la solidarietà è l’unica nostra speranza

Anche nel Nord del Burkina Faso, i terroristi piombano all’improvviso nei villaggi da colonne di maxi moto o gipponi che sollevano nel deserto polveroni che però paiono invisibili ai droni, elicotteri, aerei messi a disposizione delle forze armate dalle varie “cooperazioni militari”.
Inseguono e catturano donne e bambini; stuprano, mutilano e assassinano (con machete, mitragliatrici, fucili di precisione) gli uomini, scelti perché insegnanti, studenti, sacerdoti, capi-villaggio. Incendiano capanne, raccolti, piroghe, granai, mandrie… Devastano dispensari, scuolette, chiese; avvelenano i pozzi. Costringono le popolazioni inermi a fuggire (le agenzie internazionali li chiameranno “rifugiati interni” e prolifereranno i “campi profughi” mai provvisori).
Prima del Burkina queste scene demoniache (spesso gli autori sono imbottiti di droghe) sono state perpetrate in vari paesi d’Africa: Nigeria, Ciad, Niger, Mali, Kenya, Somalia, Sudan, Camerun, Centrafrica, Congo K., Benin.
Turisti, cooperatori internazionali, imprenditori sono in fuga dal Burkina (anche per gli attacchi con autobombe nella capitale) ma non le missionarie e i missionari, che con la gente non vogliono arrendersi al terrorismo. Anzi, Mons. Pier Giorgio Debernardi (Vescovo emerito della Diocesi di Pinerolo) si è trasferito a Ouagadougou dove insegna nel centro di formazione dei catechisti e da dove invia a Pinerolo informazioni dettagliate su questi massacri.
Di recente ha scritto: “Il terrorismo si incunea nelle inimicizie e nelle ostilità tra le etnie, trascinando sospetti e vendette. Mentre un giornale in prima pagina ha titolato Peuls, Mossi, Gourounsi… On s’en fout! Nous sommes Burkinabè!”
Prosegue Mons. Debernardi: “Gli attacchi contro le comunità cristiane e anche musulmane stanno aumentando. Qualche imam è stato assassinato perché non obbediente alle decisioni della jihad e ritenuto collaboratore con lo Stato.
La risposta migliore di fronte a queste provocazioni si trova nel moltiplicare le relazioni di amicizia e di fraternità con tutte le espressioni religiose del territorio, in particolare con l’Islam”.
Da parte sua il Cardinale Philippe Ouedraogo afferma che è urgente “un sussulto patriottico per salvaguardare la coesione e l’unità nazionale”.
La Union fraternelle des croyantes (costituita 50 anni fa) intende “sensibilizzare i giovani a lottare contro le cause che alimentano il terrorismo e ad impegnarsi per costruire un tessuto sociale improntato a giustizia e tolleranza”.
Quanto a noi, è il momento di non dimenticare il Burkina Faso; è il momento di dimostrare con gesti concreti di solidarietà il significato di FRATERNITÀ aiutando coloro che sono a fianco della popolazione ad essere strumenti ed artefici di speranza.
Giorgio La Pira consigliava: Quando andate a letto la sera, tenete sul comodino un mappamondo, con il Vangelo.
Facciamolo, cercando il Burkina Faso!

Piergiorgio Gilli, presidente Movimento Sviluppo e Pace