Il Natale

Dites,
Dites si c’était vrai
S’il était né vraiment à Bethléem dans une étable
Dites si c’était vrai
Si les rois Mages étaient vraiment venus de loin de fort loin
Pour lui porter l’or, la myrrhe, l’encens.
Dites si c’était vrai …

Jacques Brel (1929-1978) a 28 anni, nel suo breve poema, Dites, dites si c’etait vrai, rievocando la sua esperienza religiosa giovanile, invita a domandarsi sulla verità del Natale e della vita di Gesú.

Il testo manifesta la preoccupazione dell’autore di fronte alla spogliazione del significato del Natale in atto già al suo tempo. Per questo il suo canto, quasi recitato, é un invito a non lasciarsi sottrarre questo tesoro di famiglia che ha rallegrato la vita di tante generazioni e che continua ad arricchire tutta l’umanità. Perdere il Natale é una tragedia per tutti. Il cielo ritorna buio, l’umanità si consegna agli idoli che hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno piedi e non vanno da nessuna parte.
Smetteremo di gioire e di alimentare le nostre giornate con il canto della liturgia:

  • O meraviglioso scambio (admirabile commercium) il Signore nostro Dio, divenuto vero uomo, ci dà la sua divinità.
  • Egli ha preso con sé la natura umana per gioire e soffrire con noi. Il Signore del mondo, il Figlio di Dio è venuto al mondo per noi.
  • In Maria Vergine il verbo di Dio ha formato la sua umanità. È venuto nel mondo con tanta umiltà, a Betlemme, tra i poveri.
  • Non ci sia tristezza o paura in noi nella notte in cui nasce la vita.

Questo tenero bimbo al mondo darà dalla croce un abbraccio d’amore.
La parola scambio non indica solo la dinamica della relazione che il Padre ha stabilito con noi, per mezzo di Gesú, ma anche la vocazione alla quale siamo chiamati.
Nel meraviglioso scambio ci é dato scoprire non solo la nostra dignità, “Agnósce, o Christiàne, dignitàtem tuam” ma anche la dignità dell’altro, per cui la mia dignità è tale se promuovo e difendo la dignità di tutti. E questo significa celebrare Natale in pienezza, o meglio farsi Natale, caricando sulle nostre spalle l’uomo aggredito sulle strade che portano a Gerico; farsi voce di chi non ha voce, farsi lettera, pane, sorriso, via, compagno, messaggio, abbraccio e orizzonte perché nessuno resti fuori o indietro e insieme poter cantare: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.
Per noi credenti il grande compito e il grande dono è quello di essere chiamati a scoprire il nato Bambino nell’affamato, nel forestiero… “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete…. Ero senza dignità e mi avete ricoperto …Non avevo futuro e mi avete dato speranza…”
Celebrare il Natale alla luce della Pasqua seminando nel nostro incedere i semi del Risorto che danno respiro all’umanità: la pace, la riconciliazione, la forza dello Spirito. Non sono questi i segni che sprigionano dal Vangelo e che danno dignità, bellezza e autenticità alla vita?
Riprendendo il poema di Jacques Brel, cito la strofa finale parafrasandola. Non é bello credere che il Natale vissuto rende bella e gioiosa la vita?
Parce que c’est tellement beau tout cela – Quand on croit que c’est vrai
Auguri per un vero Natale.

fratel Giacomo Bonardi