Abbiamo deciso di pubblicare l’articolo uscito su repubblica.it il 19 novembre 2019 che dà uno spaccato attuale della vita quotidiana del popolo del Burkina Faso sconvolta dagli attentati terroristici.
E ora leggete…
OUAGADOUGOU – L’agenzia ONU World Food Programme (WFP) ha lanciato oggi l’allarme sul peggioramento della crisi umanitaria in atto in Burkina Faso e nei paesi confinanti, nella fascia saheliana centrale dell’Africa occidentale. La violenza diffusa e l’impatto a lungo termine del cambiamento climatico le cause principali. Secondo il WFP, la risposta umanitaria deve essere rapidamente potenziata, se si vogliono proteggere e salvare vite nel Burkina Faso e nella regione.
La malnutrizione oltre la soglia dell’emergenza. “Il Burkina Faso sta vivendo una crisi drammatica – ha detto David Beasley, direttore esecutivo del WFP – crisi che ha sconvolto le vite di milioni di esseri umani. Quasi mezzo milione di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case e un terzo del Paese è considerato ora zona di guerra. Le nostre squadre sul campo – ha aggiunto – registrano tassi di malnutrizione ben al di sopra della soglia di emergenza. Significa che bambini piccoli e madri che hanno appena partorito sono particolarmente in pericolo. Se il mondo vuole davvero salvare vite, questo è il momento.”
Scuole chiuse e campi abbandonati. C’è stato un brusco aumento delle violenze in Burkina Faso, nella prima metà del 2019 si sono registrati più attacchi di quanti ne siano avvenuti in tutto il 2018, con vittime civili in numero quattro volte maggiore rispetto a tutto il 2018. I livelli crescenti di insicurezza hanno portato alla chiusura delle scuole e all’abbandono dei campi da parte degli agricoltori, fuggiti in cerca di salvezza, in un paese dove quattro persone su cinque contano sull’agricoltura per i propri mezzi di sostentamento. L’impatto sui 20 milioni di persone che vivono in aree di conflitto nella regione è drammatico. Solo nel Burkina Faso, almeno 486.000 persone sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni. Nei tre paesi del Sahel centrale gli sfollati sono ora 860.000 mentre arrivano a 2,4 milioni le persone che hanno bisogno di assistenza alimentare anche se la cifra potrebbe aumentare a causa dei continui sfollamenti.
La sfida contro i cambiamenti climatici. Il WFP e le altre agenzie umanitarie si trovano ad affrontare la crisi crescente in un momento in cui scarseggiano i finanziamenti a sostegno delle operazioni di soccorso e nuove risorse sono necessarie per rispondere ai maggiori bisogni. Anche al netto dell’insicurezza che aggrava la situazione, il Sahel è colpito duramente dai cambiamenti climatici e molte comunità stanno già cercando di adattarsi all’imprevedibilità del clima. La sfida per il WFP è immensa: rispondere ai bisogni umanitari immediati e, allo stesso tempo, salavaguardare gli investimenti fatti nella resilienza e nella auto-sufficienza delle comunità affinché i progressi fatti negli ultimi anni non siano vanificati.
Il lavoro del WFP in 80 Paesi. Il WFP ha rafforzato la sua risposta, fornendo assistenza alimentare e nutrizionale, quest’anno, ad oltre 2,6 milioni di persone nei tre paesi del Sahel Centrale, concentrando gli sforzi in aree dove i bisogni umanitari sono maggiori e dove si sono verificati i maggiori spostamenti di popolazione. Il WFP ha urgentemente bisogno di 150 milioni di dollari per le operazioni nei tre paesi del Sahel centrale, Mali, Niger e Burkina Faso, che includono sia le attività emergenziali che quelle sulla costruzione della resilienza. Il World Food Programme delle Nazioni Unite lavora in oltre 80 paesi nel mondo, sfamando le persone colpite da conflitti e disastri e gettando le basi per un futuro migliore.