Durante il suo ultimo soggiorno a Chieri, il Superiore Provinciale del Burkina, Benin e Ghana, fratel Julien Zoungrana, ha avuto molte occasioni di incontri pubblici per parlare dei rifugiati in Burkina Faso.
Tra questi uno organizzato dal Comitato Gemellaggi e dal Comune di Chieri nell’ambito del progetto “Comunità che migliorano, formare le persone e curare l’ambiente”.
È stata un’occasione per fare il punto sulla difficile situazione in Burkina Faso.
È un grande onore per me rivolgermi a tutti voi per parlarvi della situazione della sicurezza nel mio Paese, il Burkina Faso, e dello stato attuale dei rifugiati che vivono sul suo territorio.
Purtroppo, da oltre quattro anni il Burkina Faso vive una situazione di crescente insicurezza. In questo momento il livello di sicurezza è notevolmente peggiorato, con un aumento degli attacchi terroristici sul territorio nazionale, in particolare nelle regioni del Sahel, del Nord, del Centro-Nord, dell’Est, del Centro-Est e del Boucle (ansa) du Mouhoun.
Secondo l’ultimo bilancio ufficiale del Ministero della Difesa Nazionale e degli Affari dei Veterani di guerra, tra il 4 aprile 2015 e il 16 giugno 2019, il Burkina Faso ha registrato 283 attacchi terroristici che hanno causato la morte di 524 persone e il ferimento di 308.
Le minacce terroristiche hanno portato alla chiusura di quasi 2.000 scuole, privando 326.152 bambini dell’istruzione e causando la disoccupazione di 9.042 insegnanti. Sono stati chiusi anche diversi centri di promozione sanitaria e sociale.
Nonostante questa triste situazione, le forze di difesa e di sicurezza stanno compiendo enormi sforzi per proteggere il Paese e la sua popolazione, come dimostra la messa in atto di due importanti operazioni militari realizzate nel 2019. Prima Otapuaono, lanciato nel marzo 2019 nelle regioni orientali e centro-orientali, e poi Doofu, lanciato nel maggio 2019 nelle regioni del Sahel, settentrionali e centro-settentrionali, hanno ridotto significativamente l’insicurezza.
Il paese degli uomini integri
Vediamo ancora attacchi qua e là, ma la situazione della sicurezza è notevolmente migliorata e il Burkina rimane un Paese che vi invitiamo a visitare senza paura. Oggi, gli sforzi combinati delle forze di difesa e di sicurezza del Burkina con il supporto di forze straniere hanno reso possibile la ritirata dei jihadisti, e il lavoro continua sul campo. Le informazioni diffuse da alcuni media al di fuori del Burkina Faso suggeriscono che il paese è circondato da terroristi. La situazione della sicurezza è difficile, naturalmente, ma il “paese degli uomini integri” tiene ancora duro.
Questa situazione di insicurezza ha naturalmente portato a degli spostamenti di persone da zone più esposte al terrorismo verso zone un po’ più sicure. Vi do un resoconto del numero di questi sfollati interni e dei rifugiati provenienti da altri paesi che vivono in Burkina quasi nelle stesse condizioni.
Riguardo ai rifugiati in Burkina Faso, ci sono più di 25.000 rifugiati del Mali. Ci sono due campi nella regione del Sahel, nelle province di Soum e Oudalan, che accolgono molte di queste persone che sono fuggite dal loro paese per vari motivi. La crisi perdurante e l’insicurezza nelle aree di ritorno in Mali non permettono il rimpatrio di questi rifugiati. Di questi se ne sta occupando l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che sta rafforzando gli accordi di sicurezza e fornendo gli elementi necessari per il benessere di queste popolazioni.
A questo proposito, l’UNHCR fornisce cibo e acqua potabile a queste persone. Fornisce l’istruzione ai loro figli e nel 2018 almeno 1.800 bambini dei rifugiati maliani hanno potuto accedere all’istruzione. L’UNHCR lavora anche per il reinserimento sociale e professionale di queste persone in modo che possano diventare autosufficienti.
Nonostante le misure di sicurezza e il dispiegamento di forze militari, dal 2018 si è registrato un aumento della violenza. Questa violenza, che mira sempre più anche alla comunità umanitaria, sta limitando la loro capacità di fornire assistenza salvavita nelle aree colpite. L’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Rifugiati e molte altre organizzazioni umanitarie chiedono maggiore protezione per il loro personale al fine di poter assistere queste popolazioni vulnerabili.
Riguardo agli sfollati interni, secondo il Ministro della Solidarietà nazionale, della famiglia e dell’azione umanitaria, Hélène Marie Laurence Ilboudo, si stima che al 2 ottobre 2019 siano 486.360 persone. La regione del Centro-Nord registra il maggior contingente con 270.476 persone, equivalenti al 55,61% del totale degli sfollati. Seguono la regione del Sahel con 160.741 persone (33,05%), il Nord con 31.998 (6,58%), l’Est con 10.293 (2,12%) e il Boucle du Mouhoun con 8.577 (1,77%).
Questi dati indicano inoltre che il 91% della popolazione rifugiata vive in comunità interne, l’1% in siti insediati da marzo 2019, l’8% che erano nelle scuole sono in fase di trasferimento.
L’assistenza fornita indica che, tra l’altro, 318.322 (su 486.360) sfollati interni hanno ricevuto assistenza alimentare; quattro campi sono stati ufficialmente istituiti (nella regione centro-nord), altri due campi a Titao (capitale della provincia di Lorum, regione nord) e Pissila (nella regione centro-nord).
Sempre nell’ambito dell’assistenza, 38.000 famiglie hanno ricevuto tende familiari, teloni e cash transfer (contanti) per il loro riparo; a 58.265 famiglie sono stati forniti materiali di sopravvivenza (stuoie, vestiti, lampade solari, secchi, bacinelle, bollitori, ecc.) e kit per l’igiene.
Secondo il Ministro per la Donna, la solidarietà nazionale, della famiglia e dell’azione umanitaria, l’intervento del governo è stimato, a tutt’oggi, in 2,5 miliardi e mezzo di franchi CFA. (3.800.000 euro)
Queste informazioni indicano come il Burkina Faso stia vivendo attualmente, ma grazie agli sforzi messi in atto a tutti i livelli, la situazione del paese sta migliorando e ci sono buone speranze che si possa superare questo male.
fratel Julien Zoungrana