Occorre solidarietà. Anche nel Nord del Burkina Faso, i terroristi piombano all’improvviso nei villaggi da colonne di maxi moto o gipponi che sollevano nel deserto polveroni che però paiono invisibili ai droni, elicotteri, aerei messi a disposizione delle forze armate dalle varie “cooperazioni militari”.
Inseguono e catturano donne e bambini; stuprano; mutilano ed assassinano (con machete, mitragliatrici, fucili di precisione) gli uomini, scelti perché insegnanti, studenti, sacerdoti, capi-villaggio. Incendiano capanne, raccolti, piroghe, granai, mandrie…Devastano dispensari, scuole, chiese; avvelenano i pozzi. Costringono le popolazioni inermi a fuggire (le agenzie internazionali li chiameranno “rifugiati interni” e prolifereranno i “campi profughi” mai provvisori).
Prima del Burkina queste scene demoniache (spesso gli autori sono imbottiti di droghe) sono state perpetrate in vari paesi d’Africa: Nigeria, Ciad, Niger, Mali, Kenya, Somalia, Sudan, Camerun, Centrafrica, Congo K., Benin.
Turisti, cooperatori internazionali, imprenditori sono in fuga dal Burkina (anche per gli attacchi con autobombe nella capitale) ma non le missionarie ed i missionari, che con la gente non vogliono arrendersi al terrorismo. Anzi, Mons. Pier Giorgio Debernardi (Vescovo emerito della Diocesi di Pinerolo) si è trasferito a Ouagadougou dove insegna nel centro di formazione dei catechisti e da dove invia a Pinerolo informazioni dettagliate su questi massacri.
Di recente ha scritto: “Il terrorismo si incunea nelle inimicizie e nelle ostilità tra le etnie, trascinando sospetti e vendette. Mentre un giornale in prima pagina ha titolato Peuls, Mossi, Gourounsi…On s’en fout! Nous sommes Burkinabè!”
Prosegue Mons. Debernardi: “Gli attacchi contro le comunità cristiane e anche musulmane stanno aumentando. Qualche imam è stato assassinato perché non obbediente alle decisioni della jihad e ritenuto collaboratore con lo Stato…
La risposta migliore di fronte a queste provocazioni si trova nel moltiplicare le relazioni di amicizia e di fraternità con tutte le espressioni religiose del territorio, in particolare con l’Islam”.
Da parte sua il Cardinale Philippe Ouedraogo afferma che è urgente “un sussulto patriottico per salvaguardare la coesione e l’unità nazionale”.
La Union fraternelle des croyantes (costituita 50 anni fa) intende “sensibilizzare i giovani a lottare contro le cause che alimentano il terrorismo e ad impegnarsi per costruire un tessuto sociale improntato a giustizia e tolleranza”.
Quanto a noi, è il momento di non dimenticare il Burkina Faso; è il momento di dimostrare con gesti concreti di solidarietà il significato di FRATERNITÀ aiutando coloro che sono a fianco della popolazione ad essere strumenti ed artefici di speranza.
Giorgio La Pira consigliava: “Quando andate a letto la sera, tenete sul comodino un mappamondo, con il Vangelo”.
Facciamolo, cercando il Burkina Faso!
PGG